Discussione generale sul Ddl Concretezza

1982

Grazie, Presidente. Cari colleghi, voglio fare solo qualche considerazione. Innanzitutto mi sono chiesto perché i colleghi, nell’illustrare questo provvedimento, non facciano altro che leggere i titoli di questo provvedimento, nel senso che ci ripetono esattamente tutto quello che è scritto nei fogli di accompagnamento, tutti a ripetere pedissequamente le stesse cose. Allora, qui i casi sono due: o c’è pigrizia, e non lo credo, oppure c’è qualcos’altro, e lo credo. Cos’è questo qualcos’altro? È che in realtà nel provvedimento non c’è nulla, tranne due cose di cui dirò. Il grosso del provvedimento non dice nulla, è un provvedimento che non serve, è un provvedimento che si propone uno scopo ambiziosissimo con finalità incerte e sbagliate e con strumenti inesistenti.

Non crediate che sia un giudizio, il mio, troppo drastico, è esattamente quello che pensa una persona che ha un po’ di esperienza, che non è affatto rivoluzionario, né conservatore, che conosce la complessità dei processi della pubblica amministrazione e il dibattito che da quarant’anni nel Paese c’è stato attorno a questi temi, e non trova in questo provvedimento quel più di cambiamento del quale, invece, la nostra pubblica amministrazione avrebbe bisogno. Questa è la mia opinione.

Volete qualche esempio? quali sono gli obiettivi del nucleo di concretezza? Quali sono i fini? Le parole usate sapete quali sono? Trasparenza, tempestività, imparzialità, digitalizzazione, sono obiettivi su cui concorrono tutti, ma sono così bassi che assolutamente non dicono nulla, ne potrei aggiungere altri dieci e questo è il risultato. Ma, aggiungo, ed è la cosa, secondo me, che mi fa dire che non serve: sono figli non di una cosa nuova, magari, come ho sentito, fosse una proposta rivoluzionaria, è una proposta conservatrice, perché vi prego di credere che prima degli studi del professor Giannini e del professor Cassese, erano esattamente queste le modalità con cui si approcciava la riforma della pubblica amministrazione, tutta sulle procedure, tutta sulla conformità degli atti e nulla sugli obiettivi e la qualità dei processi di trasformazione. Ma l’avete visto che non c’è nulla sulla qualità? Si parla di formazione? Si parla di competenze? Si parla di obiettivi? Si parla di produttività? Si parla del rapporto di formazione dei dirigenti? Si parte attraverso un processo, come dire, di competizione selettiva e positiva tra amministrazioni? Niente! Niente!

Aggiungo – apro e chiudo la parentesi – che non c’è nulla sugli utenti. Ma, è singolare questa riforma, eh! Una riforma viene fatta normalmente per accedere al rapporto con i cittadini e migliorare il rapporto con i cittadini, servire meglio i cittadini, i diritti dei cittadini, ma non sono neanche citati, non c’è nessuna parte, eppure tutti gli studi più avanzati parlano di come coinvolgere gli utenti nei processi di trasformazione. Ricordo uno per tutti: il tribunale dei malati, ma ne potrei dire tanti su ognuna delle pubbliche amministrazioni, nella scuola, nell’istruzione, nei comuni, nelle politiche sociali, nulla di nulla sulla qualità, questo è il punto!

Per di più, altra impostazione vecchia, la logica non è “basso-alto”, la logica è “alto-basso”, è dirigistica, apparentemente dirigistica, sostanzialmente inefficace. Questa è la mia ferma opinione.

Ho detto anche che ci sono due aspetti, invece, su cui ci sono cose ancora più precise, le riconosco. La lotta all’assenteismo dei pubblici dipendenti è una lotta sacrosanta: un pubblico dipendente che non fa il suo dovere colpisce, oltre che i cittadini, i suoi colleghi, perché c’è tanta gente che va a lavorare, fra i lavoratori pubblici, con la febbre e c’è chi, senza febbre, si mette malato oppure fa il furbo con il cartellino. Non c’è dubbio, è una lotta che deve far… come dire, l’opinione di tutti su questa lotta… però non esageriamo. Ascoltiamo bene le cose che ha detto il Garante della privacy intervenendo nella nostra Commissione, se si vogliono prendere i dati biometrici, lo si faccia, nessuna obiezione, ma attenzione a sommare una cosa, più una cosa, più una cosa, perché la logica non è quella di rendere, come dire, l’esigenza del dovere di lavorare dentro un meccanismo che rende più forte la comunità del lavoro, la motivazione al lavoro e la produttività del lavoro; ma unicamente attraverso la logica dei controlli, alla logica della prevenzione, anche questo è un po’ vecchio, mi permetto di dire. Allora, quello che è necessario si faccia, quello che è superfluo non si faccia e lo si faccia sempre nel rapporto con le organizzazioni sindacali, perché è materia delicata, perché è materia nella quale sarebbe utile ritornare anche a un rapporto virtuoso tra legge e contrattazione collettiva, e anche di secondo livello, perché lì è il cuore del controllo, dell’organizzazione del lavoro e della prestazione del lavoro.

E la seconda cosa è questo snellimento sulle politiche di assunzione, che si aggiunge a quello fatto nella legge di bilancio, con la quale naturalmente io credo che si possa essere ovviamente d’accordo.

Noi abbiamo un problema gigantesco di invecchiamento della pubblica amministrazione, abbiamo sbagliato a fare un blocco indiscriminato del turn over per oltre dieci anni, siamo passati da avere un rapporto tra cittadini e dipendenti pubblici tra i più alti in Europa ad averlo tra i più bassi, ma soprattutto, se non si rinnova il personale delle pubbliche amministrazioni, l’età media continua ad aumentare in maniera imbarazzante. Non so più come ripeterlo! In sanità è 54 anni l’età media dei lavoratori della sanità; nella scuola, nella ricerca, nell’università, abbiamo i ricercatori, i professori, i maestri e gli insegnanti più anziani d’Europa e arriviamo all’assurdo che se li teniamo bloccati un altro po’, quando questi vanno in pensione, e con quota 100 ci vanno ancora di più, non sappiamo con chi sostituirli! Io avevo detto dell’allarme mesi fa, di quello che avevo sentito nell’ospedale pubblico di Rovigo, nella regione Molise, quando ti dicono: non sappiamo come fare, dobbiamo richiamare al lavoro quelli che sono andati in pensione. Ma vi rendete conto dell’assurdo? Invece di favorire l’assunzione di giovani, di valutarli con attenzione, senza particolari forme di clientele e con rispetto alle competenze e al merito che le persone hanno, si favorisce una situazione assurda. Si risparmi, ma non su questo, perché il ricambio generazionale anche nelle pubbliche amministrazioni è fondamentale per assicurare il servizio ai cittadini e la qualità stessa delle prestazioni.

Questo è il mio giudizio sul provvedimento. L’ho voluto dire con chiarezza, con nettezza, così come io sono abituato a fare, per questo dico che è un’occasione persa, per questo dico: altro che rivoluzione! Spero di sbagliarmi, come sempre, do sempre l’onere della prova, ma guardate che con questi strumenti creiamo una cosa che non so a che cosa serva, che non so se e come potrà funzionare e che, svolgendosi dall’alto verso il basso, non incrocerà i veri problemi di produttività e di qualità delle pubbliche amministrazioni