Il Premier cerchi l’unità sulla legge elettorale

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Intervista di Giovanna Casadio – La Repubblica del 2 febbraio 2015

Prendiamoci una tregua nel Pd, dopo il successo sul Quirinale. Sulla riforma elettorale ci sono frizioni più forti, ma riflettiamo senza fretta, perché il tempo c’è. Renzi utilizzi sempre il “metodo Mattarella”.

Guglielmo Epifani, ex capo della CGIL, ex segretario Dem e leader della minoranza, mette in guarda anche da un altro rischio: che Forza Italia utilizzi strumentalmente il dissenso della sinistra del Pd per sgambettare il premier: “Noi non ci faremo strumentalizzare, i forzisti lo sappiano…”.

Epifani, la ministra delle Riforme Boschi chiede una moratoria delle polemiche nel partito di almeno una settimana. La minoranza dem ci sta?

Se possibile anche più di una settimana. Proporrei che una settimana serva a tutti per riflettere su come, abbandonando un po’ di pregiudiziali, si continui con lo stesso “metodo Mattarella”. È il secondo grande momento di unità politica del Pd degli ultimi tempi: il primo fu l’eccezionale risultato alle Europee, l’altro è stato sabato con l’elezione di Mattarella al colle.

Merito di Matteo Renzi?

In entrambi i casi, fatto salvo il ruolo e le capacità di Matteo che sono fuori discussione e insieme l’alto profilo del Presidente della Repubblica, è stata decisiva l’unità del partito. Quindi prendiamoci questa settimana per vedere come sia possibile evitare i punti di frizione del Pd.

Però sulle riforme elettorale e costituzionale farete valere le vostre ragioni, ricomincerà lo scontro?

Il punto più delicato che vedo davanti a noi è quello della legge elettorale. Però abbiamo ancora un po’ di tempo per ragionarci sopra e vedere se riusciamo a trovare una via d’uscita che eviti nuove polemiche e contrapposizioni. Nessuno oggi potrebbe capirle. Anche perché nessuno oggi sa quale sarà l’atteggiamento di Forza Italia sul cammino delle riforme.

Se viene meno il patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi, la sinistra dem avrà più voce in capitolo?

Era evidente che del patto del Nazareno c’erano due letture. Renzi ha sempre detto che si trattava di un accordo per allargare il fronte delle riforme. Mentre Berlusconi e FI, l’altro contraente del patto, forzavano in termini politici. Fino a qualche giorno fa, il centrodestra lasciava filtrare la possibilità di un accordo di un governo con ministri forzisti. Ora si è visto cosa è davvero il patto del Nazareno. Noi minoranza al Senato abbiamo rimproverato Renzi sulla riforma elettorale, ma non uniremmo mai i nostri voti a quelli dei forzisti per fare trabocchetti. Così come bisogna che la maggioranza di governo resti quella definita.

È scoppiata la pace nel Pd?

L’indicazione di Mattarella al Quirinale ha avuto quasi i due terzi dei voti, malgrado le prese di posizione dell’opposizione. E ha avuto la sostanziale unanimità dei grandi elettori del Pd. Un fatto mai accaduto perché erano 444 e credo che non sia mancato un a Mattarella. Anche le reazioni dei nostri circoli, della base sono di soddisfazione e contentezza. L’Italia aveva gli occhi della comunità internazionale addosso. Questa prova di maturità il paese l’ha vinta.

Quale è il dividendo che incassa la sinistra del Pd?

Direi piuttosto  che quanto è accaduto con l’elezione del Presidente della Repubblica è la conferma che in un grande partito il pluralismo è insopprimibile. È la ricchezza del Pd. Quando ci si ascolta davvero, il Pd è più forte e il paese, in una fase come questa, è rassicurato.

Anche lei insomma è diventato renziano?

Le qualità e le capacità di Renzi sono fuori discussione. Il problema è che il Pd deve sapere interpretare, oltre la spinta al rinnovamento, anche le ragioni e i valori della sinistra riformista.

Ma quali sono i problemi sul tavolo, su cui la sinistra dem batterà un colpo?

Ora si deve rilanciare l’azione di governo sulle questioni sociali ed economiche aperte. Penso alla situazione Ilva, delle tante crisi aziendali, ai contraccolpi della vicenda greca sui mercati finanziari, alla capacità di far ripartire in Italia e in Europa il ciclo degli investimenti. Infine la crisi ha allargato la fascia di povertà e di esclusione sociale e questo tema deve diventare centrale nell’azione del Pd.

epifani