Torti e ragioni di Marchionne, e un dubbio che resta

https://www.thephysicaltherapyadvisor.com/2024/09/18/wobm5jlo7i Dare un giudizio su Sergio Marchionne e su quello che ha fatto per la Fiat non è operazione semplice; tanto più a ridosso delle drammatiche notizie sulla sua salute e della riunione dei consigli di amministrazione. Diciamo subito che lui venne chiamato alla guida della Fiat in un momento difficilissimo: fuori controllo i conti e le perdite, con obbligazioni sul debito che avrebbero consegnato alle banche la proprietà del gruppo. Oggi il gruppo fattura 140 miliardi, ha azzerato il debito, presenta un ambizioso piano industriale e vende 4 milioni e mezzo di automobili. see Agli azionisti Marchionne non solo ha evitato la perdita di tutto, ma moltiplicato alla grande il valore posseduto. Sta qui il primo e incontestabile punto. Marchionne è stato un abilissimo uomo di finanza capace, prima con le banche creditrici poi con il put verso General Motors e infine con la Chrysler, di utilizzare le risorse finanziarie, compresi i prestiti, per la salvezza e il rilancio dell’azienda. Meno brillante è invece il risultato industriale, dove tutti gli obiettivi di produzione e vendita non sono stati raggiunti, e anche di molto. Alcuni modelli e segmenti di mercato sono stati indovinati ma su altro, come il rilancio dell’Alfa Romeo, i lavori sono ancora in corso mentre il gruppo è in grande ritardo sulla alimentazione elettrica e la ricerca correlata.

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source site Aveva ragione Marchionne a difendere il primato tecnologico del gruppo sull’alimentazione a metano, ma aveva torto quando per dieci anni continuava a dire che il futuro dell’auto non sarebbe stato nell’elettrico, con il risultato di essere in ritardo nei confronti di tutti i concorrenti, tanto più dopo la svolta che la Cina ha impresso al futuro dell’auto.

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follow Con Marchionne e con l’operazione Chrysler il gruppo si è totalmente internazionalizzato: ha sede fiscale e paga le tasse a Londra, mentre la sede legale è in Olanda dove ci sono leggi più favorevoli per gli azionisti di maggioranza. Buy Valium England I suoi successori designati ieri sono tutti non italiani. Le vendite però si concentrano nel mercato Europeo e nelle due Americhe. Nel primo mercato il gruppo è praticamente assente, non a caso quando si parla di future alleanze si pensa a produttori asiatici.

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https://www.drcarolineedwards.com/2024/09/18/6sl0wng2zwr L’Italia ha pagato un prezzo salato per questa scelta: Termini Imerese è stata abbandonata, gli stabilimenti più grandi producono sotto capacità e il cambiamento produttivo tra alta e bassa gamma, di per sé giusto, presuppone però nuovi modelli in grado di affermarsi nei mercati. Anche nelle filiere della ricerca e delle forniture ci sono problemi e appare incomprensibile l’incertezza che negli ultimi anni ha riguardato il futuro della Magneti Marelli.

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https://www.modulocapital.com.br/19gq6ss Infine c’è il nodo della cultura delle relazioni industriali. Onestamente questo è il punto più controverso. Marchionne nei primi anni cerca l’accordo e il consenso dei lavoratori e dei sindacati. Ha rapporti corretti e continui con la Fiom e la Cgil. Addirittura arriva ad affermare che il sindacato italiano è il migliore sindacato europeo. Poi, dopo un contratto nazionale in cui le richieste della Fiat sulle flessibilità degli orari di lavoro non vengono raccolte, Marchionne cambia registro: indurisce i rapporti rompendo con la Fiom e con la Cgil e difende licenziamenti di lavoratori senza nessuna possibilità di mediazione. Allo stesso tempo esce da Confindustria.

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https://livingpraying.com/9400m5r3i Da quel momento tutto cambia: i sindacati si dividono e le vertenze, soprattutto a Pomigliano e Melfi dove tra licenziamenti ingiustificati e reparti confino inaccettabili, esplodono aspre e conflittuali tanto che il rapporto con la Fiom e la Cgil diventa inesistente e di scontro aperto. Nello stesso periodo, dall’altra parte dell’oceano, i rapporti coi lavoratori e il sindacato restano positivi e il fondo pensioni aiuta Marchionne in una operazione finanziaria che rafforza il controllo Fiat in Chrysler. Il rapporto col sindacato diventa in questo modo funzione dell’interesse dell’azienda e degli azionisti soprattutto.

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https://luisfernandocastro.com/5u6qttepik Per completare il quadro, c’è da aggiungere che con Marchionne la Ferrari riprende slancio, aiutata da un brand unico al mondo e da competenze di grande valore in azienda. Anche In Cnh le cose vanno oggi meglio dopo anni difficili in un mercato molto competitivo.

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https://marcosgerente.com.br/69b97amiy In queste ore si leggono molti giudizi sull’uomo, quasi tutti veri: la sua capacità di lavoro, la sua forza, il senso del rischio e il suo lavoro solitario, l’essere uomo più di finanza che di prodotto e la sua dedizione verso gli azionisti che oggi ne riconoscono il valore con parole sincere. A me resta un dubbio.

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go to link Per un periodo ho visto Marchionne tante volte, all’inizio del suo lavoro, quando voleva discutere e cercava sostegno per salvare la Fiat. Tra i ricordi ne ho uno che riguarda i discorsi dei tempi universitari, essendo tutti e due laureati in filosofia. Il dubbio è questo: si poteva evitare la contrapposizione degli anni seguenti, si poteva continuare in un modello positivo di relazioni e rispetto? Non a caso è questo il vero interrogativo che oggi si presenta, non risolto, davanti a noi. Le cose, come si sa, sono andate in altra direzione, ma sono convinto che per il Paese sarebbe stato meglio continuare la strada che si era avviata. Si sarebbe evitato qualche errore e difeso meglio la condizione e i diritti dei lavoratori e la presenza di Fiat in Italia.

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